di Alberto Toffoletto (*)
L’editore mi ha chiesto di scrivere una breve presentazione di questo volume del quale mi ha inviato qualche paragrafo di esempio e l’indice generale, oltre ad avermi dato una sintetica illustrazione verbale del contenuto. L’Autore, di cui sono amico da qualche anno, con il suo consueto garbo, non mi ha chiesto né mi ha detto nulla. Io, dopo aver preso visione del materiale che mi è stato inviato, ho deciso di parlarne direttamente con lui e di farmi inviare qualche capitolo per esaminare una parte più cospicua di materiale e avere un’idea più precisa del contenuto. Non è un libro da leggere, mi ha detto Angelo, è una raccolta di materiale, costruita negli anni; mi è molto utile nella mia professione.
Stampo il materiale ricevuto e lo metto in un angolo della scrivania, aspettando di trovare il tempo di analizzarlo come mi sono ripromesso. Resta lì qualche tempo, poi finalmente un fine settimana mi decido a fare quello che ho promesso.
Prima di cominciare a maneggiarlo mi sono anche chiesto se nell’era della ricerca digitale, delle banche dati infinite, dell’ultima sentenza a portata di click, avesse ancora un senso una raccolta di materiale.
La prima relazione con i capitoli a mia disposizione è stata per la verità molto facile e intuitiva e mi ha dato soddisfazione. La scelta di trattare ogni tema per massime è certamente una scelta originale. Tutti siamo abituati a lavorare da sempre con i principi di diritto espressi dalle massime, ma siamo anche sempre stati messi in guardia sul loro valore relativo, in assenza di una accurata lettura della motivazione. Poi quando negli anni ‘80 la sezione VIII civile del Tribunale di Milano ha cominciato a pubblicare la raccolta delle massime onorarie, la massima ha assunto un’altra funzione. Non era più un principio di diritto utile all’interpretazione, ma diventava precetto. Il Tribunale di Milano enunciava le regole applicative degli, all’epoca ristretti, ambiti dell’autonomia contrattuale: quello che si poteva e non si poteva fare. Dopo la riforma del sistema dell’omologazione questo percorso è stato proseguito dai Consigli notarili, in maniera sempre più sistematica, con la pubblicazione di raccolte e motivazioni ed è venuto assumendo nel vigore della riforma del 2003 un ruolo sempre più rilevante, fino a diventare uno strumento irrinunciabile della conoscenza del diritto societario, per molti versi, sotto il profilo applicativo, più rilevante della stessa giurisprudenza. La presenza di raccolte di massime dei diversi Consigli notarili, e la mancanza di una approfondita e coerente complessiva sistematizzazione di tutti questi principi di diritto, divenuti vera e propria case law del nostro diritto societario, non hanno reso il compito degli operatori sempre agevole nel ricostruire gli orientamenti interpretativi riguardanti gli spazi di autonomia. Da questo punto di vista il lavoro di Angelo Busani può davvero rivelarsi uno strumento prezioso. Il paziente lavoro di sistemazione di tutti i principi rinvenuti, dando ad ogni quesito su cui esista un precedente una risposta immediata e secca, rappresenta per un verso una vera novità editoriale e, per altro verso, uno strumento di straordinarie utilità pratica e immediatezza. Consente all’operatore, da un lato, di avere una prima indicazione di sintesi precisa e senza fronzoli, dall’altro, di impostare l’eventuale lavoro di approfondimento, muovendo da dati molto accurati e completi.
Ed è proprio questo, a mio avviso, il secondo profilo di grande valore dell’opera: l’ampio e precisissimo apparato di riferimenti alle fonti, che conferisce al lavoro una straordinaria completezza e una enorme utilità pratica. Qualunque ricerca può prendere avvio da questo lavoro, per poi affrontare approfondimenti teorici e pratici di diversa natura. Ma lo spunto, il problema, la sua origine e il dibattito esistente nell’ambito delle fonti selezionate, trovano un compiuto e completo resoconto nell’ambito del bagaglio di professionalità stratificato negli anni da Angelo Busani.
In effetti ritengo che l’aspetto più significativo di questo lavoro sia proprio da ricollegarsi a quest’ultimo profilo; credo sia la prima volta che un professionista mette a disposizione di tutti gli operatori il proprio metodo di raccolta delle informazioni, la propria metodologia di classificazione: in ultima analisi la propria banca dati privilegiata ed esclusiva. Un vero manuale di knowledge management. Una scelta trasparente, a beneficio dei giovani e della crescita qualitativa delle professioni “legali” nel loro complesso. Una scelta non da tutti e per questo così inusuale, almeno fino ad oggi.
Un’ultima annotazione la devo dedicare al quesito che mi sono posto in apertura: ma nell’era digitale ha ancora senso una raccolta di materiale? Il lavoro di Angelo Busani dimostra che ne ha moltissimo. Proprio nell’era dell’informazione standardizzata, a disposizione di tutti, ciò che farà la differenza sarà la qualità della sintesi. Angelo Busani ha reso un grande servizio a tutti noi condividendo il suo patrimonio di conoscenza e dando un’indicazione di metodo preziosa per i professionisti di domani.
Milano, marzo 2015