di Guido Alpa (*)
La seconda edizione di quest’opera di Angelo Busani, avvocato, notaio e docente, aggiorna e integra l’edizione precedente, con una ricchezza di informazioni, dati e riferimenti giurisprudenziali e normativi davvero encomiabili. A parte la densità e la completezza del lavoro (quasi quattromila pagine non discorsive) ciò che sorprende, e ne sottolinea l’utilità, è il genere letterario, assolutamente originale nella trattatistica giuridica. Infatti l’opera è al tempo stesso un manuale di diritto societario, perché si occupa in modo sistematico di tute gli aspetti di questa branca del diritto, un commentario, perché ciascun istituto è inquadrato nella normativa di riferimento, un massimario, perché ogni argomento è svolto utilizzando le massime, i principi di diritto, le regole generali enunciate dai giudici, di legittimità e di merito, con cui le disposizioni sono interpretate e applicate, ma è anche un prontuario, in quanto ogni argomento è corredato dei riferimenti alle raccolte, ai pareri, alle prese di posizione degli enti rappresentativi delle professioni interessate, degli interessi incisi, dell’interesse pubblico coinvolto: in particolare, il Consiglio Nazionale del Notariato, il Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti, l’Assonime, le Autorità amministrative indipendenti competenti Banca d’Italia e Consob. In altri termini, il professionista trova un quadro completo di indicazioni per risolvere le questioni che sta trattando.
Sotto il profilo scientifico, l’opera è la riprova della complessità delle fonti e, prima ancora, del mutato significato di fonte. Oggi si parla spesso di “crisi delle fonti del diritto”, usando l’espressione in modo suggestivo, perché, ovviamente, non può sussistere un sistema normativo in cui le fonti non siano certe, legittime, ordinate. La crisi, se mai, è rivolta alla concezione originaria di fonte (scambiata con la legge imposta), all’ampliamento e all’eterogeneità del numero delle fonti (in cui si devono annoverare quelle extrastatuali, e quelle di natura subprimaria), alla moltiplicazione delle fonti derivanti dall’autonomia privata e dagli enti rappresentativi degli interessi incisi.
È chiaro che il giurista – ma in genere il lettore professionista – sa riconoscere la natura della fonte, e la sua collocazione nella gerarchia delle regole prevista dall’ordinamento giuridico; sa valutare, anzi direi “soppesare”, la sua rilevanza ed anche la sua stabilità. I problemi di certezza del diritto, infatti, oggi sono posti non solo dalla oscurità o dalla vaghezza delle norme, dalla loro sovrapposizione o stratificazione erratica, dalla loro combinazione non sempre esplicitata nei provvedimenti normativi, ma soprattutto dalla loro volatilità.
Si deve poi aggiungere – ma quest’opera di Busani lo documenta in modo encomiabile e incontrovertibile – che tra le fonti del diritto dobbiamo annoverare ormai la giurisprudenza. C’è ancora qualche resistenza da parte dei giuristi ad accogliere questa tesi, sia perché il giudice non dovrebbe creare diritto, sia perché politicamente questa ammissione implica una eccezione alla divisione dei poteri, sia perché la creatività potrebbe portare troppo lontano la fantasia e potrebbe essere fautrice di incertezza. Ma chi condivide una concezione realistica del diritto, chi di giorno in giorno vive il diritto, sa che la lettera è muta, che l’interprete assegna il significato (non lo trova nel testo), che il giudizio, pur essendo volto a pronunciare la regola del caso, se iterato, forma un consolidato orientamento che integra il testo normativo.
Per non parlare della dilagante normativa subprimaria elaborata dalle Autorità amministrative indipendenti, che costituisce ormai un corpus di rilevanza eccezionale.
Ancora. La corretta interpretazione della legge è asseverata – nell’ambito della autonomia privata – dalle Istituzioni rappresentative. In ciò assume grande rilievo il CNN, con i suoi pareri e con le sue puntualizzazioni, assicurando quindi la corretta redazione degli atti e delle verbalizzazioni delle delibere societarie.
Non si tratta, come si diceva, di un’opera compilativa: la sistematicità dell’esposizione degli argomenti trattati, fatta per massime, principi, asserti e la chiarezza delle proposizioni ne fanno un’opera essenziale nel lavoro quotidiano dei professionisti del settore, e la scelta delle soluzioni – netta e lineare – una guida preziosa, che serve anche all’avvocato, il quale, trovandosi di fronte a più orientamenti o a più soluzioni, riceve una indicazione primaria assai utile. Certo, le massime rinviano ai casi, e i casi alle circostanze di specie, e quindi alle valutazioni calibrate. Si tratta di un prontuario, di un manuale, di una enciclopedia concisamente condensati tutti insieme. È raro trovare nei volumi correnti tanti preziosi suggerimenti.
Milano, agosto 2016